Le interviste di Sa Defenza non sono mai facili. Abbiamo intervistato tanti personaggi "scomodi" e rivelato il "lavoro" di tanti organismi di intelligence, in primis dei servizi segreti atlantici. Come ben conoscono i nostri lettori, Sa Defenza ha contribuito a "sputtanare" anche l'operato dei già tanto "sputtanati" Servizi italiani i quali hanno tentato di infiltrare, destabilizzare e provocare una false flag a danno della Russia.
Viviamo in un'epoca in cui chiunque può fingersi un "hacker", e noti sono i continui tentativi di infiltrazione negli apparati non solo di spionaggio "istituzionale", ma "amatoriale" dell'esercito cibernetico di Mosca.
E' stato così che abbiamo studiato l'operato di "Mr. Hamza", un hacker - presumibilmente - marocchino che condivide il cognome con un omologo algerino (un noto pirata informatico arrestato dall'F.B.I.).
Il vostro autore non è portato a fidarsi di chiunque, specie se detto "chiunque" dichiari di appartenere ad un paese che - seppur non formalmente - fa parte a "larghe intese" della NATO (il Marocco è pur sempre un terminale dei mercati legali ed illegali dell'Alleanza Atlantica).
A chi vi scrive non sono pervenute notizie di hackeraggi di notevole spessore, o rivelazioni dei segreti della monarchia di Rabat. Saremmo lieti di poter "scoprire" o ricevere prove sui traffici nucleari che da Parigi passano per il Sahel ed arrivano a Kiev. Dopotutto, come si suol dire nel nostro campo: "Se non vedo, non credo".
Siamo coscienti, tuttavia, che la fiducia si basa su di un qualche cosa di reciproco, e che è giusto nutrire diffedenze e - perché no? - anche pregiudizi. L'importante è dimostrare con le dovute azioni la propria credibilità (la fiducia viene di conseguenza).
Di Hamza è giusto e "professionale" non fidarsi, ed è valido e comprensibile il contrario. Dunque, è bene mantenersi inizialmente a distanza.
La narrativa ufficiale su Mr. Hamza è molto contraddittoria. C'è chi dipinge Mr. Hamza come un superhacker in grado di prendere il controllo di intelligence e strutture critiche, e chi semplicemente lo ritiene un principiante, intento a sovraccaricare i siti internet bersaglio con 'semplici' attacchi Ddos.
Repetita iuvant: non abbiamo nessuna verità in tasca, ma la ricerchiamo. E siamo consapevoli che vi sono tanti finti hacker - in realtà spie - in Anonymous (quasi tutte) e tanti soldati israeliani nelle varie "cyberally" propalestinesi. Ma è per capire chi o cosa sia l'oramai famoso hacker marocchino "Mr. Hamza" che ci siamo posti in contatto con lui, ed abbiamo deciso di intervistarlo.
Il Marocco è il più fedele alleato della NATO tra i paesi arabi del Mediterraneo e, anche se non fa parte formalmente dell'alleanza atlantica, è espressione degli Stati Uniti e di Israele. La sua missione, in questo specifico contesto geopolitico, è minare la distensione tra Spagna e Russia. Considerando i numerosi tentativi di Rabat (Stati Uniti e Israele) - presenti e passati - di destabilizzare Madrid e il multipolarismo, puoi chiarirci la tua posizione?
«Innanzitutto, lasciatemi chiarire una cosa: io, il signor Hamza, mi assumo piena responsabilità per le mie azioni e respingo categoricamente qualsiasi tentativo di collegare ciò che faccio con lo Stato marocchino. Il Marocco è una nazione sovrana che prende le sue decisioni in base alla sua visione strategica e agli interessi nazionali. Non parlo a nome del Marocco, né lo rappresento in alcun modo.
Ciò che faccio scaturisce dalle mie convinzioni personali e dalla mia fede nelle cause giuste che riguardano la Ummah islamica. Non perseguo interessi politici, né ricevo ordini da alcuna parte. Chiunque pensi che le mie azioni siano guidate dallo Stato è in preda a un delirio.
Per quanto riguarda le relazioni internazionali, il Marocco è un paese che rispetta la propria sovranità e bilancia i suoi rapporti con tutte le nazioni. Qualsiasi tentativo di trascinare il suo nome nel mio lavoro o in azioni simili è un modo per evitare di confrontarsi con la verità, e un tentativo di macchiare l'immagine di un paese con una lunga storia di nobiltà e moderazione».
Vi sono degli elementi di non secondaria importanza che collegano la monarchia di Rabat, l'interramento illecito di rifiuti nucleari in Spagna - tramite anche Servizi spagnoli - e un "traffico" di componenti per la costruzione di bombe nucleari sporche verso l'Ucraina. Cosa ci puoi dire?
«L'uso della bandiera del Marocco nei miei attacchi non è un modo per coinvolgere il mio paese nelle mie battaglie digitali, ma è una dichiarazione della mia identità; sono marocchino e ne vado fiero. La patria, per me, è qualcosa di sacro: è la terra, è la storia, è il sangue che scorre nelle mie vene. Lo Stato, invece, è un'entità politica le cui politiche possono cambiare e trasformarsi, ma il mio legame con la patria non cambia.
Le accuse relative ai rifiuti nucleari o al coinvolgimento in questo traffico sono affermazioni che vanno provate nelle sedi adeguate. Non ho alcun legame con lo Stato marocchino in questa materia, né parlo a suo nome. Coloro che cercano di oscurare la verità o di regolare conti politici fabbricando accuse dovrebbero affrontarmi direttamente, invece di nascondersi dietro false supposizioni.
Se ci sono Stati o entità che credono che io sia coinvolto in tali crimini o nella rivelazione di informazioni riservate, che vengano e si confrontino con me di persona. Non mi nascondo dietro niente e nessuno, e mi assumo la responsabilità di ogni parola che dico e di ogni azione che compio».
Come hai vissuto - e vivi - questa degenerazione sociale, etica, morale e digitale della civiltà non solo occidentale ma mondiale?
«Ciò che accade in Occidente è una loro preoccupazione, ma, in quanto musulmano, credo che sia nostro dovere preservare i valori islamici. Non impongo le mie opinioni a nessuno, ma non resterò in silenzio di fronte ai tentativi di cancellare l'identità islamica e diffondere la corruzione morale sotto il pretesto della "libertà".
Non pretendo di rappresentare nessuno, né parlo a nome del mio paese o della mia comunità. Le mie posizioni sono chiare, e agisco spinto da un senso del dovere per difendere i principi in cui credo, non per servire agende politiche o interessi ristretti».
I giornali ti accusano di essere a capo di un'organizzazione - e operazione - internazionale di attivisti filorussi che si occupa di hackerare ed infiltrare database, paesi e servizi di intelligence.
«Non sono l'agente di nessuno, né opero sotto la bandiera di alcuno Stato. Ciò che faccio è una mia libera scelta, e le mie decisioni nascono dalle mie convinzioni personali. Coloro che vogliono etichettarmi come una spia o un mercenario dovrebbero presentare le loro prove e confrontarsi, se ne hanno il coraggio.
Se oppormi all'egemonia occidentale e alla distruzione delle nazioni islamiche mi rende un nemico o un criminale agli occhi di alcune persone, così sia. La storia non perdonerà i deboli, né ricorderà coloro che sono rimasti inattivi. Solo coloro che si sono sollevati contro l'oppressione e hanno difeso le proprie convinzioni saranno ricordati».
Cosa consigli a tutti coloro che stanno combattendo e che mettono a rischio la loro vita per fronteggiare la dittatura della NATO?
«Il mio messaggio per coloro che vogliono opporsi alla tirannia digitale e al dominio occidentale è chiaro: imparate, crescete e non aspettate che qualcuno vi consegni la libertà su di un piatto d'argento. Il mondo di oggi è governato dal potere, sia esso militare o digitale.
E a coloro che vogliono darmi la caccia o arrestarmi: io sono qui. Non mi nascondo. Se mi considerate una minaccia, venite a prendermi di persona. Mi assumo piena responsabilità delle mie azioni e non ho bisogno di alcuno Stato o entità per proteggermi.
Il signor Hamza non rappresenta nessuno se non se stesso. Sono una voce di verità in un'epoca in cui cercano di metterla a tacere».
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